Dolceacqua la festa di San Sebastiano
Si svolgerà domenica 25 gennaio a Dolceacqua alle ore 15 la tradizionale Festa di San Sebastiano, una delle più antiche del Paese.
Si tratta di una arcaica festa pagana, forse di origine protostoriche, collegata al ciclo della morte e della rinascita della vegetazione.
Una apposita confraternita dei “Bastianin” (un tempo incaricata del seppellimento dei defunti) cura la crescita di diversi alberi di alloro in modo che ogni annovero metà gennaio si posa tagliare uno di grandi dimensioni.
Trasportato nell’oratorio di San Sebastiano, nel quartiere “Borgo” dell’antico Paese dei Doria, la sera della vigilia della processione, vengono appese ai rami delle ostie colorate (bianche gialle rosse verdi) per simboleggiare la varietà dell’abbondanza e la varietà dei futuri raccolti agricoli.
Il giorno seguente si svolge la tradizionale processione e l’albero ed il Santo vengo portati a braccio lungo un percorso che attraversa tutto il Paese ed in modo particolare anche l’antico Ponte medioevale ad un solo arco. Alla processione partecipano grandi crocifissi che rendono particolarmente suggestivo l’evento.
Al termine della processione, l’albero viene smembrato e i rami vengono distribuiti ai presenti. La gente del luogo conserva religiosamente per un anno i rami con le ostie colorate, consumate solo in caso di malattia.
Quest’anno saranno presenti anche rappresentanze dei Corpi dei Vigili Urbani dei paesi vicini. fonte: www.riviera24.it
Tradizioni popolari
Dolceacqua ha conservato anche tradizioni nate nel passato del suo mondo contadino e nelle vicende della sua storia.La prima e forse la piu’ importante manifestazione dell’anno è la processione di San Sebastiano, che si svolge la domenica piu’ vicina alla festa del santo (20 gennaio). Si tratta di un’ arcaica festa pagana, forse di origini protostoriche.Un’ apposita confraternita, detta dei Bastianin cura la crescita di diversi alberi in modo che ogni anno, si possa tagliarne uno di grandi proporzioni.Trasportato nell’ oratorio di San Sebastiano nel quartiere del Borgo, la sera della vigilia della processione ostie colorate vengono appese ai rami dell’ albero per simboleggiare l’ abbondanza e la varietà dei futuri raccolti agricoli. Il giorno seguente si svolge la processione in paese e l’albero apre il lungo corteo, seguito dalla statua del santo.
La gente del posto conserva religiosamente per un anno i rami con le ostie colorate, consumate solo in caso di malattia.Il 16 agosto la festa della michetta rievoca un episodio in cui storia, tradizione popolare e leggenda sono strettamente intrecciati. L’episodio storico è legato ai soprusi del tiranno Imperiale Doria del XIV secolo.E’ diffusa convinzione fra gli studiosi che anche il signore di Dolceacqua praticasse lo jus primae noctis. Ma una giovane coraggiosa, una sposa diciassettenne che qualcuno identifica con Lucrezia e altri con Filomena, si rifiutò e fu gettata in prigione in catene. La Lucrezia della prima leggenda fu salvata dalla sollevazione popolare guidata dallo sposo, un certo Basso, che cacciò il tiranno per qualche tempo; la Filomena della seconda versione invece morì dopo un mese e pare che il suo fantasma vaghi tuttora inquieto fra le rovine del castello.La vittoria del popolo contro l’ odiato tiranno fu festeggiata il 16 agosto. Si narra che per l’ occasione fu preparato un semplice dolce, la michetta, una specie di doppia brioche dal nome allusivo, riferito alla liberazione della donna. Da allora è tradizione che il mattino del 16 agosto un’ allegra brigata di giovani, accompagnati da un’ orchestrina, compia il giro dei due quartieri del paese visitando le cantine e sostando sotto le finestre delle ragazze, alle quali viene chieste a gran voce la “michetta”. Le ragazze rispondono maliziosamente calando dentro un cesto i caratteristici e trasportate da un mulo, saranno poi distribuite in beneficenza.Nella seconda metà di agosto in un settore della piazza della chiesa si svolgono i tornei di pallone elastico. Si affrontano due squadre, formate da squadrette; il pallone è di gomma elastica, ma un tempo era di cuoio e richiedeva una notevole potenza e forza nel polso e nel pugno.Il Natale viene annunciato da grandi di falò che vengono approntati nelle piazze dei due quartieri del paese. U foegu du Bambin richiede enormi cataste di legno, che bruciano ininterrottamente dalla vigilia di Natale ad alcuni giorni dopo.Se queste sono le feste tradizionali di Dolceacqua, bisogna dire che molte occasioni si presentano durante l’anno per festeggiare e mettersi a tavola in allegre compagnie. Vi sono infatti le feste campestri presso le cappelle sparse nelle campagne (San Bernardo, San Cristoforo, San Rocco ecc.) e soprattutto la Madonna Addolorata: il festino inizia con la processione la seconda domenica di settembre e si protrae per diversi giorni, chiudendo l’estate in allegria.Né si possono dimenticare i fuochi d’ artificio di agosto, che illuminano con mille luci lo specchio d’acqua ricavato fra i due ponti e rievocano l’incendio e la distruzione del castello, accompagnati da commento parlato e musicale.Infine si ricorda che le principali feste di Dolceacqua sono allietate dalle note dalla banda musicale locale, il cui ampio repertorio si adatta alle circostanze.II nome di Dolceacqua deriva quasi certamente dalla presenza di un fondo rustico di età romana di certo Dulcius trasformatosi in seguito in Dulciàca, Dusàiga (l’attuale nome dialettale)e Dulcisaqua. Un’altra interpretazione accredita l’origine del paese dovuta ai Celti, che l’avrebbero chiamato Dussaga, modificato poi in Dulsàga e infine in Dolceacqua.Le più remote testimonianze del popolamento della zona sono rappresentate dai castellari dell’età del Ferro, rozze fortificazioni in pietra a secco ad anelli murari concentrici che occupavano le alture di cima d’Aurin, cima Tramontina, del monte Abellio lungo lo spartiacque fra le valli Nervia e Roia e di monte Morgi e della Torre dell’Alpicella sul versante opposto.
Le tracce archeologiche raccolte confermano che questi capisaldi di difesa del territorio furono presidiati dagli Intemeli daI V secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo in piena età romana, a protezione di villaggi, pascoli e campi.Il primo documento che cita Dolceacqua risale al 1151; infatti fu proprio nel XII secolo che i conti di Ventimiglia fecero costruire il primo nucleo del castello alla sommità dello sperone roccioso che domina strategicamente la prima strettoia e la biforcazione della valle verso Rocchetta Nervina e la val Roia da un lato e la media e alta val Nervia dall’altro lato, controllandone gli accessi.Nel corso dei secoli seguenti ai piedi del castello, acquistato nel 1270 dal capitano del popolo genovese Oberto Doria, il vincitore dei Pisani alla Meloria, e ampliato dai suoi successori, venne sviluppandosi l’abitato della Terra (Téra nel dialetto locale), seguendo le linee di livello a gironi concentrici attorno alla rocca e collegati fra loro da ripide rampe. L’acqua del Nervia fu portata ad alimentare le fontane e irrigare gli orti.
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